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Volumnia Editrice

Blasone Perugino

Anastatiche

Don Costanzo Batta

250.00 €

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Blasone Perugino

Don Costanzo Batta


Formato: In 8°

Pagine: 272

Isbn: 978-88-853308-97-5

Coperta: in pelle con sovrastampa in oro

Pubblicato nel 1765 a Perugia

Prezzo: 250.00 euro

 

Illustrazioni a colori.
Edizione in 299 esemplari numerati.

Il volume, rilegato a mano con coperta cartonata rivestita in vitello fiorentino con fregi in oro, riproduce un manoscritto autografo di pagine 272, che raccoglie
blasoni della Città, dei collegi perugini e delle arti, nonché stemmi delle famiglie nobili e civili di Perugia.
Lavoro compilato e acquerellato in unico esemplare nel 1765 da don Costanzo Batta canonico di San Lorenzo e dedicato al conte Sperello Aureli per la sua biblioteca di Castel del Piano.

Si tratta di un’importante opera, unica nel suo genere, conservata nella parte del superstite archivio Aureli presso il Fondo Silvestri nella villa di S. Martino Delfico; uno dei pochi libri giunti fino a noi appartenuti a Sperello Aureli (1722-1791), raffinato e colto nobiluomo discendente di una famiglia originaria di Assisi che ricoprì, trasferendosi a Perugia fin dal XVI secolo, importanti incarichi ecclesiastici e militari.

Il Blasonario figurava nella “bella e copiosa libreria” della residenza di Castel del Piano che contava un migliaio di opere italiane e francesi di politica, morale, storia, poesia, teatro e narrativa. Sulla base di questo Blasonario, citato da Giovan Battista Vermiglioli e da Antonio Brizi, Francesco Cacciavillani compilò il suo Blasonario delle famiglie nobili, borghesi ed artigiane esistente in due esemplari, uno datato 1841, conservato nell’Archivio Storico di S. Pietro e l’altro nella Biblioteca Comunale Augusta di Perugia.

Il compilatore dell’opera, erudito prelato della cattedrale perugina, nato nel 1715, fu per molti anni l’ecclesiastico di casa Aureli.

Dal francese del XII secolo, blason, deriva il termine blasone, ovvero arma, stemma gentilizio. Blasonario è quindi un libro che raffigura le armi secondo le regole araldiche. Inizialmente appannaggio esclusivo dei singoli cavalieri che presero l’abitudine di far decorare i propri scudi con figure geometriche, floreali o animali che valevano come segno di riconoscimento nel mezzo della battaglia o nei tornei. Tali insegne, trasformandosi in attributi delle rispettive famiglie, divennero ereditarie e assunsero la valenza di status giuridico, politico e amministrativo.

 

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Rilegato a mano.
Coperta in pelle con custodia in pelle con nervature a rilievo.
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